domenica 19 settembre 2010

Un nuovo inizio

Quando arrivo, Hap è affacciato sul fiume, la camicia a mezze maniche che si muove al ritmo di un vento leggero.
Mi ha chiamato, ieri.
- Ti devo parlare, - mi ha detto, - vediamoci al ponte, e porta qualcosa da bere.
Così eccomi qui, di fianco alle radici del ponte Isabella. Un lampione illumina il mio amico, allungando la sua ombra fino a toccare l'acqua.
- Tieni.
Gli porgo una lattina di birra.
Rimaniamo per qualche tempo in silenzio, due uomini sull'argine di un fiume, a sorseggiare una birra. Ad aspettare il futuro.
- Devi partire? - gli chiedo.
- Domani.
- Torni in Texas?
Lui annuisce.
- Sono stato bene, a Torino.
- Ma ti manca l'aria polverosa della tua città.
- E Leonard.
Un cane compare dalla stradina. E' piccolo, ma ha una gran voglia di farci le feste. O di romperci le palle.
Hap si inginocchia ad accarezzarlo. Il cane sembra felice. Scodinzola un po', poi si allontana, inghiottito dalla notte.
- Non ci sarà più nessuno, ad indagare su questa città.
Lui mi guarda. Sorride.
- Non dire stronzate.
- Pensi di tornare? - gli chiedo.
- Penso che sia arrivato il tuo turno.

Torniamo che è ormai quasi l'alba. Siamo sotto il portone di casa sua. La città inizia a svegliarsi: qualche finestra ha alzato le sue palpebre di legno, luci soffuse si diffondono nel cielo. Le prime auto escono dai garage con i vetri ancora appannati.
- Farai un buon lavoro, - mi dice, stringendomi la mano.
- Ho qualche dubbio.
E ne ho davvero.
- Sai, - continua, - non è questione di essere bravi oppure no. Di essere un detective, un poliziotto o un dannato Sherlock Holmes.
- Anche se forse aiuterebbe.
- Basta seguire l'istinto. E l'odore della notte.
- Ci proverò.

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