giovedì 7 ottobre 2010

L'inverno ad agosto

Ci sono casi, indagini, cui è impossibile rimanere indifferenti. Anche se escono dalla propria città, anche se sono lontani chilometri.
Ad Avetrano, oggi, è pieno inverno.
Gli stivali dei poliziotti pestano il terreno, producendo un rumore secco e morbido insieme, come se pestassero un sottile strato di ghiaccio e terra. La frenesia, l'adrenalina che li accompagnava è evaporata, soffiata via dal vento gelido di alcune parole. L'abbiamo trovata. L'abbiamo trovata.
Ma naturalmente è troppo tardi. E' sempre stato troppo tardi, per Sarah che, ora, a vedere il suo esile corpo nudo, rannicchiato, sembra dormire.

Era il ventisei agosto, quando Sarah è scomparsa.
Ha iniziato a soffiare un vento gelido di presagi. Una fuga, un incidente, un rapimento, o peggio.
Alcune cose non serve essere poliziotti o investigatori. Perchè quando una persona scompare, e dopo ventiquattro ore non c'è una richiesta di un riscatto, il pensiero è uno solo.
Ma ci sono angoli nascosti, pensieri che non è semplicemente possibile accettare. Che sono anche più neri della morte.
Era il ventisei agosto quando Sarah è stata uccisa.
In un garage, nella caverna di un orco delle fiabe. Ma quella caverna doveva essere un posto rassicurante, come lo deve essere la casa di uno zio.

Hanno portato via il corpo.
Un nastro a impedire ai curiosi di avvicinarsi, le orme sul terreno, e anche le ultime telecamere vengono caricate sulle auto. Resto solo.
Intorno la campagna è silenziosa. Gli alberi mi sembrano già secchi, i rami contorti a formare un interrogativo.
Smuovo un po' di terra con il piede, mi ficco le mani in tasca per non sentire freddo.
Sento la forma rettangolare del mio cellulare.
Da un oggetto simile è partito tutto, le indagini hanno avuto una svolta.
Anche questo ce lo insegna la tv. Che gli oggetti hanno sempre qualcosa da dire, e spesso è la verità.

Michele M. lo ha trovato abbandonato in un campo di sua proprietà. Lo ha subito portato agli inquirenti, perchè bisogna scoprire chi ha rapito Sarah, cosa le è sucesso.O almeno è quel che dice.
Ma quel piccolo telefono non sembra essere d'accordo. Non è stato in quel campo per tutto questo tempo. Lo dice la plastica troppo poco usarata, lo schermo a cristalli liquidi, lo dicono i carabinieri del Ris.
E in fondo lo dice anche la cugina di Sarah, che al telefono ha detto alla madre "Tanto lo so che l'ha presa lui...". Piangeva.

Questa notte ha confessato, Michele.
E' stato lui ad uccidere Sarah, quella mattina di agosto, l'ha strangolata, ha abusato del suo corpo, poi se n'è disfatto.

Non riesco ad allontanarmi da questo posto, dalla tomba provvisoria di Sarah, il gelo mi avvolge, insieme al silenzio. Lontana, c'è la mia città, fatta di strade che si incrociano come destini, ombre lunghe e spesse. Lì l'inverno non è ancora arrivato.
Sarà questione di giorni.
Solo questione di giorni.

Nessun commento:

Posta un commento