domenica 17 ottobre 2010

Ritorno a casa

L'autostrada è una striscia scura che si intuisce appena nella nebbia di questa mattina. Sto tornando a casa. Il caso è chiuso, han detto gli inquirenti. Ormai sono solo i piccoli dettagli a mancare, le sfumature. Quelle le lasciamo ai curiosi. I dettagli sono importanti, fondamentali. Non questa volta.
Ogni dettaglio non fa che aumentare la nausea che mi stringe la gola. Come se ogni volta non bastasse, non fosse sufficiente, e così si scava più a fondo, tirando fuori vermi e scorpioni, sentimenti scuri che popolano la nostra mente.

Sarah, Michele - l'assassino - Sabrina, Cosima.
Come in una tragedia i prtotagonisti compaiono sul palco, per brevi istanti, per lunghi monologhi, per accuse e pianti.
Avetrana, lo sfondo.
Noi tutti, il coro.

Dinamica della morte, ancora da accertare. Di base, c'è che Sarah è stufa di queste attenzioni troppo pressanti, sbagliate, ha solo quindici anni, lei, e quello, cazzo, è suo zio. Ma come è possibile, come può succedere. Adesso basta. Una volta per tutte la cosa deve finire; lo sapranno i suoi, che prenderanno i giusti provvedimenti. Capito Sabrina? Tuo padre deve smetterla e visto che non lo fa, non ne ha intenzione, sono costretta a parlare.

Sabrina ascolta, cerca di placare, ha ragione, cambierà, non sapevo, credimi, cambierà. Ma a cambiare sarà solo la loro vita. Suo padre scoperto, messo a nudo, di fronte ai propri assurdi istinti. E lei? Già sente gli occhi di tutti addosso, lei Sabrina, la figlia di un pedofilo, o peggio.
Stanno per partire, lei e Sarah, e un'altra amica. Non prima di aver messo a posto le cose.

Così costringe la cugina ad andare in quel garage, una tomba dove incombe la ruggine, le macerie di una vita in bella vista, che sono quella di Michele e sua figlia, Sabrina. L'odore del grasso e del gasolio che impregna ogni cosa. Basta guardare quel garage, per comprendere. La scientifica lo setaccerà millimetro per millimetro, ma a noi basta uno sguardo.

Quali sono le intezioni di Sabrina, in quegli istanti rabbiosi e determinati?
Intimidire? Spaventare?
Mentre spinge Sarah da suo padre, dallo zio che lei no, non vuole vedere.
Poi ogni istante si dilata, vediamo i gesti al rallentatore, le parole che si sfilacciano, la rabbia salire, mischiarsi con quell'odore di gasolio, le spinte, le mani che stringono, sono le mani di Michele, sono gli occhi di Sabrina che guardano, lasciano fare. Poi è tutto finito.
Sarah è ormai lontana; lì, per terra, c'è solo il suo cadavere.

Concorso in omicidio, ripetono gli inquirenti indicando Sabrina.
Mentre Avetrana si allontana, e le parole sono come neve sporca che si deposita ai lati delle strade.
Credi per un attimo che tutto sia ormai successo, finito, invece ce n'è ancora.

Ma ora basta.
Accendo la radio, infilo un cd dei Portishead, Dummy e lascio che le parole e la musica riempiano l'abitacolo, scacciando ogni altra cosa.
Ancora pochi chilometri.
Ancora pochi chilometri.
Poi, l'autuno rosso e nero della mia Torino.
Più caldo di questo inverno di ghiaccio e neve di una città del sud.

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